\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Le societα segrete di stampo liberale e radicale fornirono la prima grande prova nei moti che scoppiarono in Italia nel 1820-21,
al diffondersi delle notizie circa il successo del pronunciamento militare che in Spagna aveva riportato in vigore la Costituzione del 1812 e indotto il re Ferdinando VII di Borbone ad accettare il fatto compiuto. SullÆonda di questi eventi, che si inse
rivano su una profonda crisi economica e sociale gravante su tutti i paesi europei, crebbe il fermento tra le societα segrete, pronte a cogliere le occasioni propizie. I moti iniziarono nel regno delle Due Sicilie, e pi∙ precisamente a Nola, in Campania,
il 2 luglio 1820 per iniziativa degli ufficiali carbonari M. Morelli e G. Silvati i quali insorsero con il loro squadrone di cavalleria, muovendo verso Avellino dove invitarono il comandante della piazza a proclamare la Costituzione spagnola del 1812. B
en presto il fronte insurrezionale si allarg≥ alla Lucania e alla Puglia, sotto la guida di nuclei di borghesi carbonari, fino a che la sua vittoria fu assicurata dallÆadesione sempre pi∙ larga dellÆesercito, alla cui testa si era messo il generale murat
tiano G. Pepe. Constatata lÆimpossibilitα di reprimere i moti, come giα in Spagna Ferdinando VII, anche Ferdinando I ader∞ alla richiesta di formazione di un governo costituzionale, contravvenendo agli accordi con lÆAustria; quindi, adducendo motivi di s
alute, per non compromettersi col nuovo regime affid≥ il regno al figlio Francesco I, il quale il 7 luglio promulg≥ ufficialmente la Costituzione.\par
Il successo militare e politico dellÆinsurrezione fu in larga misura dovuto allÆalleanza venutasi a cr
eare, in nome della comune lotta contro lÆassolutismo, tra i carbonari e la persistente opposizione al regime borbonico proveniente dagli ufficiali fedeli al passato murattiano. Tale alleanza poggiava per≥ su basi la cui fragilitα ebbe a manifestarsi ben
presto, con effetti negativi sul fronte rivoluzionario. Infatti, mentre gli esponenti degli alti gradi dellÆesercito e della burocrazia inclinavano verso una monarchia costituzionale politicamente e socialmente moderata, i carbonari, che esprimevano le
aspirazioni della piccola borghesia provinciale, degli ufficiali subalterni e dei sottufficiali, avevano obbiettivi pi∙ radicali e democratici e chiedevano la piena applicazione della Costituzione spagnola, con lÆinstaurazione di un regime parlamentare i
n grado di limitare i poteri del sovrano e dellÆesecutivo.\par
Gli avvenimenti di Napoli ebbero immediata eco in Sicilia, dove lÆinsurrezione dilag≥ il 15 luglio. A Palermo scoppi≥ una rivolta popolare spontanea promossa da operai e artigiani e successi
vamente appoggiata dalla nobiltα separatista. Il generale Florestano Pepe, fratello di Guglielmo, inviato sullÆisola a reprimere la rivolta, si accord≥ segretamente con lÆaristocrazia palermitana per porre fine alla guerra civile sulla base di un comprom
esso che venne per≥ respinto dal parlamento napoletano. Sostituito Pepe col generale P. Colletta, prevalse infine la volontα del governo centrale e furono stroncate le aspirazioni autonomistiche, anche grazie allÆapprofondirsi della frattura tra aristocr
azia e masse popolari. LÆAustria, nel frattempo, allarmata dallÆestendersi dei movimenti insurrezionali, dopo aver disposto lÆinvio di truppe in Italia per reprimere la rivolta nel regno di Napoli, convoc≥ a Troppau, in Slesia, un congresso fra le grandi
potenze (ottobre-dicembre 1820) per concordare una politica comune. Lo scopo era quello di ottenere il consenso allÆintervento militare in Italia e Spagna al fine di schiacciare i moti costituzionalisti. Gran Bretagna e Francia, pur favorevoli allÆinter
vento austriaco, rifiutarono di impegnarsi con dichiarazioni di principio. Austria, Russia e Prussia ribadirono invece il principio di intervento e firmarono un protocollo in cui si riaffermava la necessitα di ôricorrere, in circostanze cos∞ gravi, a unÆ
applicazione legittima e salutareö dei principi sui quali si fondava la Santa Alleanza. Le iniziative concrete da prendersi per ristabilire lÆordine nel regno delle Due Sicilie vennero rinviate a un altro congresso, che si tenne a Lubiana nel gennaio 182
1, con la partecipazione del re Ferdinando Italia Il parlamento napoletano autorizz≥ il re a recarsi al congresso, non prima che questi si fosse impegnato a difendere la Costituzione. Di fronte alle grandi potenze Ferdinando I reclam≥ invece la piena res
taurazione dei propri diritti sovrani, autorizzando di fatto lÆintervento militare dellÆAustria. Il tradimento del re rafforz≥ la volontα di resistenza del parlamento napoletano e la linea intransigente dei carbonari contro la maggioranza murattiana.
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I fatti di Spagna e del regno delle Due Sicilie inasprirono in tutta Italia il confronto tra rivoluzionari e conservatori: le societα segrete intensificarono lÆattivitα cospirativa che raggiunse il massimo di intensitα in Lombardia e in Piemonte. Gli o
rgani di polizia, per parte loro, accentuarono lÆopera di vigilanza e di repressione, specie dopo la scoperta fatta a Milano nel 1820 di una vendita carbonara che aveva portato allÆarresto dello scrittore piemontese S. Pellico e del musicista romagnolo P
. Maroncelli.\par
Il problema fondamentale che le sette si trovavano ad affrontare era quello di individuare una strategia capace di resistere allÆoffensiva austriaca. La mancanza di legami con le masse popolari diede forza al programma elaborato in Pie
monte dai Federati, cioΦ dallÆala pi∙ moderata dello schieramento settario, che ottenne infine lÆappoggio dellÆala pi∙ radicale rappresentata dai Sublimi Maestri Perfetti, promossa da F. Buonarroti.\par
Tale programma si articolava in quattro punti prin
cipali: 1) utilizzare le tradizionali mire sabaude sulla Lombardia per coinvolgere la monarchia nella lotta contro lÆAustria; 2) far sollevare lÆesercito piemontese, cos∞ da porre il re di fronte al fatto compiuto; 3) indurre questÆultimo a concedere una
costituzione; 4) iniziare una guerra contro lÆAustria in vista della formazione di un regno dellÆalta Italia e sostenere le sorti della rivoluzione napoletana.\par
I congiurati ritenevano di poter contare sullÆappoggio del principe di Carignano, Carlo
Alberto di Savoia, che aveva manifestato solidarietα nei confronti dei moti studenteschi del gennaio 1821 e con il quale erano stati stabiliti, attraverso il conte Santorre di Santarosa, un ufficiale dellÆesercito aderente alla societα dei Federati, cont
atti valutati positivamente. Tale valutazione si rivel≥ per≥ al momento decisivo sostanzialmente errata. Timoroso di perdere i diritti di successione al trono in caso di insuccesso, Carlo Alberto dapprima ader∞ al piano insurrezionale, poi si tir≥ indiet
ro. I congiurati, messi al corrente, decisero di sospendere lÆazione, ma la guarnigione di Alessandria nella notte tra il 9 e il 10 marzo si ammutin≥ ugualmente. Il 12 marzo, lÆinsurrezione guadagn≥ Torino. Vittorio Emanuele I, dopo alcune incertezze sul
la condotta da seguire, accanton≥ i propositi di mettersi a capo della repressione, abdic≥ nominando reggente Carlo Alberto e part∞ per Nizza con la famiglia. Il 15 marzo Carlo Alberto giurava con il nuovo governo fedeltα alla Costituzione di Spagna. Men
tre iniziava la rivoluzione piemontese, si avvicinava la fine di quella napoletana. I contrasti tra moderati e radicali avevano fortemente indebolito la capacitα di resistenza del nuovo governo. Le truppe austriache, che avevano iniziato la marcia verso
il regno di Napoli nel febbraio, non incontrarono quasi opposizione ed entrarono nella capitale il 23 marzo, ponendo cos∞ fine al regime costituzionale.\par
La stessa sorte avrebbe subito di l∞ a poco quello piemontese. Infatti, Carlo Felice (1821-31),
fratello ed erede legittimo di Vittorio Emanuele, da Modena, dove si trovava, sconfess≥ lÆoperato di Carlo Alberto e gli ordin≥ di raggiungere a Novara le truppe fedeli del generale De La Tour. Carlo Alberto, il cui obbiettivo era ormai quello di reprime